mercoledì 23 gennaio 2013

TORTA SBRISOLONA


Lombardia

La sbrisolòna (anche detta sbrisulòna, sbrisolìna, sbrisulùsa o sbrisulàda) è un dolce originario della città di Mantova, ma è comunemente prodotto e consumato in Lombardia, Emilia Romagna e nel Veronese.
Il nome deriva dal sostantivo brìsa, che in mantovano vuol dire briciola, datole a causa della sua friabilità.
Si tratta di una torta con farina gialla e bianca e zucchero in parti uguali, ragione per cui in passato era detta anche "torta delle tre tazze", con aggiunta di mandorle, burro e tuorli d'uovo. La ricetta risale a prima del '600, quando pare arrivò anche alla corte dei Gonzaga.
La torta sbrisolona nasce come dolce povero, di origini contadine; un tempo, a differenza degli ingredienti attualmente utilizzati, era molto più presente la farina di mais, al posto del burro si utilizzava esclusivamente lo strutto e al posto delle mandorle venivano utilizzate le più economiche nocciole. Col passare degli anni gli ingredienti si sono raffinati seguendo il gusto degli abitanti della ricca Mantova e oggi la torta sbrisolona è molto conosciuta anche all’estero
Caratteristica inconfondibile della torta è la sua friabilità che la porta a sbriciolarsi con estrema facilità, per cui normalmente non si taglia con il coltello ma si spezza.
In Veneto viene comunemente chiamata "rosegotta"





Ingredienti:
250 gr farina bianca
250 gr farina di mais fioretto
150 gr mandorle pelate + 50 gr mandorle non pelate ( per guarnire)
200 gr zucchero
100 gr burro
100 di strutto
2 tuorli d'uovo
1 bustina di vanillina
buccia grattugiata di un limone



Tritate non troppo finemente le mandorle tenendone da parte una manciata intere e con la pelle per la guarnizione finale della torta sbrisolona.
In una  terrina capiente mettete tutti gli ingredienti, le due farine, le mandorle pelate e non macinate, il burro, lo strutto, la vanillina, la scorza del limone e i due tuorli d’uovo, lo zucchero (ad eccezione di un paio di cucchiai); lavorate velocemente tutti gli ingredienti per amalgamarli ma senza compattarli. Imburrate una tortiera di almeno 25 cm di diametro.
Distribuite l’impasto a pioggia sulla tortiera cercando di sbriciolarlo con le mani il più possibile: l’impasto non deve assolutamente essere compattato sul fondo.
Quando avrete terminato di distribuire l’impasto nella tortiera, guarnite la torta con le mandorle che avrete precedentemente tenuto da parte.
Cuocete nel
forno a 180° per circa un’ora, poi lasciatela raffreddare e staccatela dalla tortiera facendo attenzione a non romperla: cospargete la torta sbrisolona con lo zucchero avanzato e servitela. 


 


Mantova visse uno dei suoi massimi splendori in epoca rinascimentale quando Federico secondo Gonzaga, figlio del marchese Francesco secondo e della gentile sposa ferrarese Isabella d’Este, fu insignito del titolo di Duca di Mantova  dall’Imperatore Carlo quinto.
Come già fece Ludovico secondo, illuminato mecenate che amò chiamare  a sé letterati e artisti quali Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna, Federico secondo contribuì alla  riorganizzazione della città e della sua veste architettonica, grazie alla collaborazione con Giulio Romano, ottimo allievo di Raffaello, creatore di Palazzo Te, sua dimora di svago e di “lucidi inganni”, all’epoca nascosto da un fitto bosco e dalle acque di un ora scomparso misterioso lago, dimora della sua amante Isabella Boschetti.

Giulio Romano vi affrescò la Sala dei Giganti, la Sala dei Cavalli e la Sala di Amore e Psiche, in una maestosa e sfarzosissima fusione di simbologia e mito che ogni turista appassionato potrà aver la gioia e l’interesse di interpretare.

Il 1600 vede una  Mantova ormai mutata ed impoverita da rivolte e peste. Il declino di Mantova è segnato dalla politica inetta dell’ultimo Gonzaga-Nevers decaduto per fellonia nel 1708 quando il Ducato fu ceduto alla casa d’Austria e poi annesso allo Stato di Milano.



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