UN GRANDE CUOCO DEL SETTECENTO
MARIE-ANTOINE CAREME
(PARIGI 1783-1833)
Famoso cuoco e pasticcere francese,
Caréme nacque in una famiglia molto povera e, abbandonato a se stesso
all’età di 10 anni, fu raccolto da un oste della birreria del Maine da
cui apprese i rudimenti dell’arte culinaria.
A l6 anni entrò come
apprendista da Bailly, uno dei migliori pasticceri di Parigi che,
colpito dalle doti naturali e dalla volontà di apprendere di Caréme lo
aiutò negli studi; in particolare, gli permise di recarsi nelle sale
delle Stampe della Biblioteca nazionale per copiare dei modelli
architettonici per le torte a più piani (ammirate dai clienti di Bailly,
compreso il Primo Console). Caréme incontrò anche Jean Avice,
eccellente artista, che lo consigliò e lo incoraggiò.
Molto dotato e
lavoratore instancabile, si fece ben presto notare e Talleyrand, che si
forniva da Bailly, sentendo parlare dei suoi meriti gli propose di
entrare a far parte del suo personale di servizio. Così fu e Caréme
diresse per dodici anni la cucina di Talleyrand che grazie al talento,
al senso scenografico e al gusto per il fasto del cuoco poté mettere
efficacemente la gastronomia al servizio della diplomazia.
Caréme tu
anche al servizio del principe reggente d’Inghilterra, il futuro Giorgio
IV, e venne inviato presso lo zar Alessandro I (egli portò dalla Russia
alcuni grandi classici che da allora finirono nel repertorio francese,
come il bortsch e il koulibiac), poi fu alla corte di Vienna,
all’ambasciata inglese, presso la principessa Bagration e presso Lord
Steward.
Caréme passò gli ultimi anni presso il barone Rothschild; morì a
50 anni, non senza aver prima realizzato il suo
sogno, quello di “pubblicare un libro sullo stato completo della mia
professione nella nostra epoca”. L’opera scritta da Caréme comprende Le
Patissier pitoresque (1815), Le Mastre d’Hotel Francois (1822); Le
Patissier Royal Parisien (1825) e soprattutto L’Art de la Cuisine au XIX
siécle (1833) in 5 volumi (gli ultimi 2 scritti dal suo discepolo
Plumerey). Scritte in uno stile maestoso, queste opere invitano il
lettore alla tavola degli imperatori e dei principi, per i quali questa
cucina di gala era stata concepita.
Alessandro I confessò a Talleyrand:
“Ci ha insegnato a mangiare, noi non eravamo capaci.”.
Teorico e pratico
contemporaneamente, lavoratore infaticabile, dotato del genio
gastronomico, ma anche di un acuto senso della riuscita sociale, Caréme
aveva compreso che la nuova aristocrazia aveva bisogno di lusso e
decoro. Così egli apportò delle ricette contemporaneamente raffinate e
molto spettacolari (chartreuses, contorni elaborati, piatti istoriati,
torte a più piani), creati per l’élite della nuova società.
Vero
fondatore della grande cucina francese, Caréme la mise al servizio del
prestigio della Francia.
I suoi lavori come teorico, cuoco addetto alla
preparazione della sala, pasticciere, disegnatore e creatore di ricette
lo collocano al primo posto nell’ambito della cucina francese.
Alcune sue ricette sono tuttora celebri, soprattutto in materia di salse. Fiero
di possedere un’arte unica, sensibile al decoro e amante dell’eleganza,
Caréme ha sempre avuto il desiderio di tramandare ai posteri il suo
operato; voleva creare un’accademia di cucina che ne riunisse gli
aspetti più famosi, con lo scopo di “fissare il bello della cucina
antica e di quella moderna e di essere testimonianza ai posteri che i
cuochi francesi del XIX secolo sono i più famosi e celebri del mondo”.
A Caréme
viene attribuita la creazione del vol-au-vent e delle meringhe. Superbo
pasticciere, egli fu insuperabile anche come cuoco addetto alla
preparazione delle salse e delle minestre (nell’Art de la cuisine se ne
contano 186 francesi e 103 straniere).
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